Pubblichiamo la versione integrale della recensione di Serge di Yasmina Reza pubblicata sul numero 2317 di «TuttoLibri» del 10 dicembre 2022.
Nel suo ultimo romanzo, Serge, Yasmina Reza torna a mettere in scena il tema del conflitto famigliare. I fratelli Popper, francesi di origine ebraico-ungherese, sono gli antieroi di una contemporaneità che ha perso ogni contatto con la propria identità e all’indomani della morte della madre Marta, l’evento scatenante che fa “detonare” la storia, decidono di recarsi in viaggio ad Auschwitz, per provare a ricostruire e celebrare una memoria collettiva condivisa.
Il risultato, raccontato dalla voce narrante Jean, il fratello di mezzo che ha faticato e continua a faticare nell’affrancarsi da una certa mediocrità, è piuttosto deludente se non completamente fallimentare;
Serge, il fratello maggiore scontroso e burbero e Nanà la viziata e un po’ ruffiana sorella minore fanno degenerare la situazione incapaci di trovare una sintesi tra i loro modi di vedere e affrontare la vita e la presenza di Jean e di Josephine, la figlia di Serge, non fa che peggiorare le cose. Tutto ciò perché la memoria è l’oggetto e non ancora il soggetto di quell’identità che le generazioni precedenti – il padre violento e la madre inconsistente – avrebbero dovuto costruire. Né sembrano in grado di comporla ora i fratelli Popper, troppo schiacciati dal peso di un arrivismo sociale destinato a condannarli come non idonei: la famiglia di Nanà, legata a Podemos, si definisce fieramente pezzente; per quella di Serge il periodo della cuccagna sembra definitivamente alle spalle, mentre quella di Jean sembra non averlo mai vissuto.
Eppure la Reza, che non ha paura di mettere l’accento sul tema del conflitto, ci consegna, al solito senza moralismi di facciata un’opera di speranza. Infatti solo il conflitto può e saprà restituire i fratelli Popper ad una dimensione autentica e quindi ad una possibilità di riscatto famigliare e a ben guardare l’ossessionante desiderio dell’ormai spiantato e anacronistico Serge di comprare un’abitazione alla figlia Josephine rappresenta, in ultimo, la presa di coscienza della necessità di un lascito intergenerazionale, certo, al momento declinato solo sui valori di una società materialista, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare…